Critica

2005

DINO FORMAGGIO, testo del libro “ DODICI FAVOLE DI ESOPO INTERPRETATE DA ANNA CASERr” edito da stamperia valdonega 100 esemplari numerati e firmati


Non è la prima volta che mi accade di presentare Anna Caser. Si può dire che ogni volta c’è sempre l’incontro con qualcosa di nuovo, perché Anna Caser è sempre in cammino, ed è in un cammino che è un itinerario nella vita e nelle immagini, nelle figure, nella pittura. In fondo, in questo cammino, troviamo una vita che si travasa in pittura e una pittura che si travasa in vita.


Tento ora di ripercorrere una specie di itinerario interiore. Un itinerario verso la vita, verso le materie. Lei una volta mi ha detto: “É la tecnica, sono innamorata della tecnica”. Non è però la tecnica né industriale né meccanica. È la tecnica artistica che è tutta un'altra cosa dalla tecnica industriale e dalla tecnica meccanica. È propriamente la “tecnica artistica”: cioè una sintesi attiva e operativa di sapere e di fare creativo, dove Anna avanza aprendosi una via del tutto personale e del tutto ricca di quella che si potrebbe chiamare (un po’ come la chiama Goethe) “la tecnica”. Diceva Goethe, che questa non si associa con l’assenza di gusto, ma se si allea con il cattivo gusto, questa è la cosa più temibile che possa succedere in arte. Ebbene Anna cammina sicura, allea la tecnica con il buon gusto che è una cosa misteriosa filosoficamente, di cuisi è parlato dal 700 in poi, a iosa si potrebbe dire, ma qui siamo davanti all’intelligenza delle mani nella pittura e all’intelligenza della pittura nella vita. Siamo di fronte ad una specie di rivelazione.


Solo che un poco ci si addentri nei segreti di quello spazio caotico (il Caos caotizza, aveva detto uno scienziato del caos), e in quei “sogni”, persi nel vento con le nuvole, gonfi e mutevoli nei loro contorni come i contorni dei ricordi, ed ecco che vediamo comparire quel tutto del vivere e del sentire che, per Anna, è il mondo fatto sogno della sua infanzia. Nel quale non cessa di risorgere davanti agli occhi, come qualcosa di più vivo e palpitante della vita stessa, lo spazio figurale d’aria e di voci ritornanti nel tempo della casa avita dei nonni, adagiata nei colli veronesi di Negrar, in Valpolicella. Era, questa, la casa miracolosa dell’infanzia, quando, ogni anno d’autunno, la sua famiglia da Genova ritornavaper celebrare i riti della vendemmia. La famiglia lasciava, per il festevole incanto della campagna, l’abituale residenza genovese, l’aria rutilante di luci della distesa marina. Si aggiunga poi,  per completare il quadro, che la casa antica dei genitori e dei nonni, oltrechè popolata di profumi e di voci, di sogni infantili e di leggende, di racconti terrificanti e felici, era pure, in quel periodo, visitata da un viavai di pittori, che inoculavano ad Anna le prime passioni per i pennelli, per gli odori dei colori e della trementina, e seminavano, di apprendimenti tecnici e di costruzioni inventive di sempre nuove forme, la precoce vocazione artistica della futura pittrice. L’artista che porta la propria infanzia dentro, lavora per mantenerla viva e intatta con tutto il suo respiro divisione e di sogni che rinascono nella logica dell’inconscio.

Ancora oggi, questa pittura vive di tutto quello che è il senso dell’esistere comune con le forze universali, quindi con la simpatia verso le cose, con la simpatia verso un albero, verso un fiore, tutto è vivente, tutto è qualcosa che in qualche modo può entrare in un rapporto sentimentale, emozionale con noi.

Si accendono ora di misura i blu profondi delle sue marine liguri, icupi splendori (gli ossimori come astrazione concreta si addicono a Anna) si rompono sui rossi fiammeggianti delle ferite e delle passioni, si affiancano alle ocre e ai bruni della terra bruciata, ai verdi e ai viola dei campi.

Allora ecco l’intensità violenta dei colori, il passaggio da una tinta ad un’altra, ma senza che per questo si creino delle dissonanze troppo gravi. Perché dentro a questi passaggi, dove, per esaltare un rosso si prende anche la polvere viva del colore e la si incolla sopra la tela, allora di fronte a questa forza, cercata e qualche volta anche drammaticamente esaltata, sul quadro rimangono a vivere certi alberini piccolissimi, dei minuti ricordi che sono i ricordi della campagna della pittrice. Volti e fantasmi traspaiono qua e là trasvolando. Terre, mari, case, diafane figure, vi passan dentro, trasfigurati vissuti di tutta una vita, ed esalano una spazialità concreta e vivente, arditamente sciolta in poesia. Un’armonia che incanta quando tu ti soffermi e, in silenzio, li fai rinascere dentro di te; ma in silenzio. E’ necessario che ci sia un’atmosfera adatta, perché l’immagine venga a parlarti con le sue forme che si muovono, che vivono, che respirano, hanno aria intorno e aria dentro. E allora di quadro in quadro Anna persegue questo itinerario verso l’assoluto. L’assoluto, la totalità: ecco l’ansia dell’artista da sempre, perché in questo cerca anche un’esperienza di totalità e di sopravvivenza oltre il tempo. Ogni artista, l’arte tutta, tutta la storia dell’arte che accompagna il cammino dell’uomo è un viaggio verso qualcosa che non muore, è un viaggio verso un’esperienza di immortalità, forse l’unica esperienza possibile di immortalità terrena.

Con tutto questo che ora abbiamo detto, col suo mondo interiore conscio e inconscio vivacemente rinascente nell’arte, si capisce come Anna Caser si sia cimentata, anche in questa sua nuova fatica, dopo una lunga e secolare tradizione artistica delle cento edizioni delle favole di Esopo (una per tutte quella famosa di Liberale da Verona, proprio della di lei Verona) con l’attuale preziosa riedizione di un Esopo illustrato. L’artista, reduce da posizioni di rilevante successo in Europa e in America, recentemente a San Francisco e Chicago, ha potuto mantenere dentro di sé quel senso dell’antica saggezza greca e orientale quando appunto si diceva che vivere voleva dire amare la vita insieme al bene e al bello, voleva dire sacralizzare il mondo.


DINO FORMAGGIO, testo del libro “ Dodici favole di esopo interpretate da Anna Caser” edito da stamperia Valdonega 100 esemplari numerati e firmati








 


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